
Latte crudo sì o no? - (zafferanodop.it)
Quale tipo di latte consumare? Le Istituzioni sanitarie danno le indicazioni ai cittadini: ecco le linee guida
Con l’aumento del consumo di prodotti lattiero-caseari durante il periodo estivo, soprattutto nelle aree montane, il Ministero della Salute ha rinnovato l’attenzione sulle potenziali criticità legate al consumo di latte crudo e dei suoi derivati.
In particolare, sono state pubblicate le nuove linee guida relative al rischio microbiologico associato al latte non pastorizzato, con l’obiettivo di tutelare soprattutto le categorie più vulnerabili come bambini, anziani e persone immunodepresse.
Rischi microbiologici del latte crudo: il ruolo del Ministero della Salute
Le indicazioni ufficiali, elaborate da un Tavolo tecnico interistituzionale che ha visto la collaborazione del Ministero delle politiche agricole, dell’Istituto Superiore di Sanità, degli Istituti Zooprofilattici Sperimentali e delle associazioni di categoria, si focalizzano sul controllo di batteri come gli Escherichia coli produttori di Shiga-tossine (STEC), che rappresentano una significativa minaccia per la salute pubblica.

Il sottosegretario alla Salute, Marcello Gemmato, ha sottolineato come “in estate il rischio microbiologico può aumentare, anche per la maggiore produzione di formaggi a latte crudo in contesti montani. Per questo il Governo ha ritenuto urgente intervenire, in parallelo al percorso parlamentare di modifica della normativa nazionale”. Le linee guida rappresentano un “strumento operativo e condiviso” per migliorare la prevenzione e proteggere i soggetti più fragili.
Le raccomandazioni ministeriali invitano a preferire il latte pastorizzato o, in alternativa, a bollire il latte crudo prima del consumo per eliminare i patogeni potenzialmente pericolosi. Nel documento ufficiale vengono inoltre specificate una serie di pratiche da adottare all’interno della filiera lattiero-casearia per ridurre il rischio di contaminazione:
- Igiene della mungitura: fondamentale per evitare la contaminazione del latte.
- Corretta gestione della refrigerazione: per mantenere la qualità microbiologica del prodotto.
- Frequenza di analisi microbiologiche: per monitorare la presenza di agenti patogeni.
- Tracciabilità dei prodotti: per garantire la sicurezza e la rintracciabilità lungo tutta la filiera.
Il ruolo delle ASL è altresì ribadito come cruciale per l’effettuazione di controlli regolari e per le azioni di prevenzione sul territorio.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) conferma che i latticini prodotti con latte crudo non trattato possono veicolare diversi patogeni, tra cui Listeria monocytogenes, Salmonella, Campylobacter e i già citati E. coli STEC. Questi batteri sono particolarmente pericolosi per i bambini sotto i cinque anni, che sono tra i soggetti più vulnerabili.
Un aspetto fondamentale evidenziato dalle linee guida riguarda la corretta etichettatura dei prodotti a base di latte crudo. È indispensabile che le confezioni riportino in modo chiaro e completo le modalità di conservazione e di consumo, affinché il consumatore possa adottare tutte le precauzioni necessarie.
La comunicazione su questi rischi è importante anche per scongiurare infezioni gravi come la sindrome emolitico-uremica, una complicanza che può insorgere in seguito a infezioni da ceppi di E. coli STEC e che rappresenta una delle principali cause di insufficienza renale nei bambini.