
Sono pieni di pesticidi. lo studio sconvolgente - zafferanodop-zafferanodop
Un’indagine svizzera rivela una realtà inaspettata che coinvolge anche i grandi marchi del fast food: tutti i dettagli
L’idea è quella di mangiare sano senza intaccare la vita di altri esseri viventi: ecco perché si sceglie il panino “green”, meglio dire quello con l’hamburger vegetale. Ma non solo: lo si mangia anche per tenere a bada le calorie, proprio perché la carne ha più grassi e poi perché com’è noto hanno più fibre. Ma un nuovo studio svizzero smonta pezzo dopo pezzo queste certezze.
Come spesso accade nell’alimentazione, l’apparenza inganna: il colore verde del packaging non è garanzia di green Il test di laboratorio condotto dal mensile Bon à Savoir con l’emittente RTS ha acceso un faro su un nemico invisibile – i pesticidi – che possono annidarsi sia nella lattuga che altrove.
Il verdetto è sorprendente: tredici panini su quattordici, serviti da colossi come McDonald’s, Burger King e KFC, contengono residui di fitofarmaci, e i panini vegetali risultano spesso più contaminati di quelli di carne. Un campanello d’allarme che cambia le carte in tavola per chi pensava di aver trovato la soluzione light e salutare.
L’indagine che toglie l’appetito
Lo studio lascia l’amaro in bocca. Gli analisti hanno cercato oltre seicento molecole su sette burger di manzo e sette vegetali. Solo il Cheeseburger di un piccolo marchio è uscito immacolato. Negli altri campioni spiccano il pipéronyl‑butoxyde, usato in agricoltura, e persino la permetrina, insetticida vietato in Svizzera per sospetti effetti neurotossici.

Il dato più sconcertante è la concentrazione maggiore nei panini vegetariani. Proteine di piselli, soia o frumento provengono da coltivazioni dove fungicidi e insetticidi la fanno da padrona. Una volta trasformate in “polpette”, le tracce chimiche restano e finiscono direttamente nel nostro intestino.
Il Big Mac limita i danni con due pesticidi in dosi minime, ma alcuni burger vegetali mostrano cocktail di cinque sostanze diverse. È un paradosso: l’opzione reputata più “green” esce spesso peggio nei test di contaminazione. Né la carne è esente da limiti di qualità: un rapporto tessuto connettivo/proteine alto, come nel Whopper, indica porzioni più dure e meno digeribili.
Oggi la legge stabilisce soglie solo per gli ingredienti crudi, non per il prodotto finito. Così un panino assemblato sfugge a controlli specifici e l’effetto combinato di più pesticidi non è calcolato. L’autorità svizzera chiede criteri che valutino l’esposizione cumulativa, tema destinato presto a superare i confini elvetici.
In attesa di norme più severe, sarebbe meglio alternare burger industriali con preparazioni casalinghe a base di legumi biologici, oppure scegliere locali che dichiarano l’origine certificata degli ingredienti. Ricordiamo che “vegetariano” non equivale automaticamente a salutare, soprattutto in un’ epoca in cui le monoculture e le coltivazioni intensive sono i maggiori nemici dell’ambiente.