
Interrogativi dietro l'insalata inbusta - zafferanodop.it
Insalata in busta: è comoda, ma dietro c’è una fregatura, ecco perché il prezzo è così alto. Di che si tratta precisamente?
L’insalata in busta, immancabile protagonista del carrello della spesa degli italiani, continua a dominare il mercato nonostante un prezzo fino a cinque volte superiore rispetto all’insalata sfusa. Questo fenomeno, evidenziato da recenti dati NielsenIQ raccolti per l’Unione Italiana Food e analizzati da Gambero Rosso, suscita curiosità: quale è il reale motivo dietro la preferenza per un prodotto così costoso?
Il prezzo dell’insalata in busta e il valore percepito dai consumatori
Il confronto tra i costi è netto e sorprendente. Un cespo di lattuga fresca sfusa si acquista a meno di due euro al chilogrammo, mentre una confezione da 100 grammi di insalata pretagliata e pronta all’uso può arrivare a costare anche 99 centesimi: un prezzo che si traduce in 10 euro al chilogrammo. Nonostante questa differenza significativa, le vendite delle insalate in busta nel periodo gennaio-maggio 2025 hanno superato i 440 milioni di euro, con un incremento del 2,3% rispetto allo stesso periodo del 2024.
Questi dati confermano che la comodità è un fattore determinante: il prodotto è già lavato, tagliato e pronto per il consumo, una caratteristica molto apprezzata soprattutto nelle famiglie e tra i consumatori con ritmi di vita frenetici.

L’insalata in busta fa parte del comparto della cosiddetta IV Gamma, che comprende prodotti freschi, lavati e confezionati, pronti per essere consumati senza ulteriori preparazioni. Questo settore è in forte espansione, con un giro d’affari stimato oltre un miliardo di euro nel 2024, e l’occupazione di circa 30mila addetti. Le verdure pronte da cuocere, segmento affine, hanno registrato un incremento ancora più marcato (+5,7%).
Tra le preferenze degli italiani, spiccano le insalate monovarietali, che hanno visto una crescita del +6% nelle vendite, mentre risultano in calo le insalate miste in busta (-2,9%). La scelta verso varietà singole riflette probabilmente la ricerca di qualità e sapore specifico, oltre a una maggiore trasparenza sulla provenienza e sulla composizione del prodotto.
Sostenibilità e innovazione: la nuova frontiera dell’insalata in busta
Oltre alla praticità, un altro elemento chiave che giustifica il prezzo più elevato è l’attenzione crescente verso la sostenibilità ambientale. L’Unione Italiana Food sottolinea come le insalate in busta generino scarti minimi e siano spesso prodotte con tecniche agricole a basso impatto ambientale, che includono un ridotto consumo d’acqua, la completa assenza di pesticidi e l’utilizzo di fonti energetiche rinnovabili come impianti fotovoltaici. Gli scarti organici vengono inoltre destinati all’alimentazione animale, contribuendo a un ciclo produttivo più circolare.
Un esempio di eccellenza in questo ambito è rappresentato da Planet Farm, azienda innovativa alle porte di Milano, fondata da Luca Travaglini e Daniele Benatoff. Questa realtà si distingue per l’utilizzo della tecnologia del vertical farming in ambienti chiusi, che consente di controllare in modo rigoroso la luce, il clima e la qualità dell’aria, coltivando fino a 40 diverse varietà di ortaggi. Il modello ha attirato l’interesse di importanti chef della ristorazione di alto livello, come i fratelli Cerea, che hanno avviato collaborazioni con l’azienda.
Nel panorama italiano e internazionale, Bonduelle è uno dei nomi più consolidati e riconosciuti nel settore dell’insalata in busta e delle verdure pronte. Fondata in Francia nel 1853, l’azienda ha una presenza significativa anche in Italia con stabilimenti produttivi a Battipaglia, San Paolo d’Argon e Terralba.
Bonduelle si è distinta per la capacità di innovare e diversificare la propria offerta, con prodotti che spaziano dall’Iceberg e lattughino a mix croccanti e carote per insalata, sempre con un occhio di riguardo alla qualità e alla sostenibilità.