
Rischio carne contaminata - (zafferanodop.it)
Un recente studio condotto da Greenpeace rivela dati allarmanti sulla qualità della carne di pollo e maiale venduta nei supermercati
Nonostante una significativa riduzione nell’uso degli antibiotici negli allevamenti intensivi – calata di circa un terzo dal 2011 – la presenza di batteri resistenti agli antibiotici rimane un problema rilevante, con oltre un terzo dei prodotti contaminati.
Il consumo di carne contaminata da batteri resistenti comporta rischi per la salute umana. Sebbene una corretta cottura possa limitare il pericolo immediato, l’esposizione a questi germi può portare a infezioni difficili da trattare, poiché resistenti agli antibiotici standard. Le malattie comuni, come polmoniti, cistiti o infezioni cutanee, possono diventare più gravi e potenzialmente letali.
Indagine Greenpeace: la diffusione dei batteri resistenti nella carne venduta nei supermercati
Nell’aprile 2025 Greenpeace ha analizzato 43 confezioni di carne di maiale e pollo provenienti da supermercati di diverse regioni tedesche, includendo le catene più diffuse come Aldi, Lidl, Penny, Edeka, Kaufland, Rewe e Netto. I risultati sono inequivocabili:

- Il 39% dei campioni di carne suina (12 su 31) è contaminato da batteri resistenti agli antibiotici di uso umano.
- Il 50% dei campioni di carne di pollo (6 su 12) contiene germi multiresistenti.
In particolare, la catena Aldi ha mostrato il tasso di contaminazione più elevato: su 7 campioni analizzati, 5 sono risultati contaminati, con un’incidenza del 71%. Seguono Lidl con il 29% e Penny con il 25%. Le altre catene, come Edeka, Kaufland e Rewe, presentano contaminazioni intorno al 43%, mentre Netto si attesta al 25%.
La diffusione di batteri resistenti è strettamente connessa al modello di allevamento intensivo largamente diffuso in Germania e in gran parte d’Europa. In questi sistemi, gli animali sono tenuti in spazi ristretti, condizioni che favoriscono la rapida trasmissione di malattie. Per prevenire o curare tali infezioni, gli allevatori utilizzano antibiotici non solo per gli animali malati, ma spesso per interi gruppi, anche a scopo preventivo.
Questa pratica comporta una selezione naturale di batteri resistenti, che possono contaminare la carne durante la macellazione e arrivare ai consumatori. Greenpeace sottolinea che la riduzione dell’uso di antibiotici, pur essendo un passo avanti, non è sufficiente se non accompagnata da un miglioramento strutturale delle condizioni di allevamento.
Christiane Huxdorff, esperta di agricoltura per Greenpeace, evidenzia come «la vera soluzione risieda nella riduzione drastica del numero di animali allevati e nell’adozione di condizioni meno sovraffollate, dove le infezioni possono essere controllate senza ricorrere massicciamente ai farmaci».
La catena tedesca Aldi, presente in Italia soprattutto nel Nord con circa 196 punti vendita, e Lidl, anch’essa diffusa nel nostro Paese, sono direttamente coinvolte nell’indagine tedesca. Sebbene non vi siano dati specifici per gli store italiani, la contaminazione riscontrata in Germania solleva interrogativi sulla qualità e sicurezza dei prodotti commercializzati anche nel nostro mercato.